Addio compiti, sì agli smartphone: l’Ai arriva a scuola per 58mila studenti
- 26 Maggio 2025
- Giovani
Mentre in molte aule europee si intensifica il dibattito sull’uso degli smartphone – banditi, vietati, sequestrati – c’è chi quegli stessi dispositivi li rende strumenti quotidiani di apprendimento. Una controcorrente lucida, calcolata, e tutt’altro che improvvisata: parliamo del piccolo Paese baltico dell’Estonia, con appena 1,4 milioni di abitanti, già celebrato come avanguardia digitale in Europa. E lancia una nuova sfida: trasformare l’intelligenza artificiale da minaccia a compagna di banco.
Un salto nel futuro: nasce Ai Leap
Dal prossimo settembre, gli studenti estoni di 16 e 17 anni riceveranno un proprio account IA personalizzato. A darne notizia è il Guardian, ma la notizia è già da giorni al centro della stampa baltica e dei forum educativi europei. Il programma si chiama Ai Leap, e punta a coinvolgere entro il 2027 ben 58.000 studenti e 5.000 insegnanti, rivoluzionando i metodi didattici di scuole già profondamente digitalizzate.
L’obiettivo? Superare il vecchio modello scolastico centrato sulla memorizzazione e sui compiti scritti, per favorire pensiero critico, creatività e dialogo orale, affiancati da strumenti di Ai capaci di personalizzare il percorso educativo di ciascuno.
Dove altri vietano, l’Estonia forma
Quella estone è una scelta radicale, soprattutto nel panorama europeo. In Francia e in Italia, ad esempio, l’uso degli smartphone a scuola è ormai rigidamente regolamentato, se non vietato. Il timore principale: perdita di concentrazione, distrazione cronica, ansia sociale. L’Estonia, invece, ha deciso di non rinunciare al potenziale della tecnologia, ma di educare al suo uso consapevole.
“La tecnologia non è un problema di per sé – ha dichiarato la ministra dell’Istruzione Kristina Kallas, intervenendo all’Educational World Forum di Londra – dipende da come viene usata. I telefoni si usano per imparare, e non ho mai sentito parlare di problemi. Ai ragazzi di 16 anni permettiamo di votare online alle elezioni locali, sarebbe assurdo vietare loro l’uso del telefono a scuola”.
Dalle Tigri digitali all’IA: una rivoluzione trentennale
Il programma Ai Leap è solo l’ultima tappa di una lunga marcia. Tutto comincia negli anni ’90 con il celebre “Tiigrihüpe” (“salto della tigre”), il piano governativo che portò Internet e computer in tutte le scuole del Paese appena uscito dal dominio sovietico. Da allora, l’Estonia ha costruito un ecosistema educativo basato sull’informatizzazione, sulla cittadinanza digitale e sull’accesso aperto ai dati.
Oggi tutti i cittadini, fin dalla tenera età, possiedono un’identità digitale. Le lezioni sono spesso ibride, i materiali didattici completamente digitalizzati, le comunicazioni scuola-famiglia avvengono via app. L’approccio non è futuristico, ma profondamente sistemico. E i risultati, in effetti, parlano chiaro.
Primi in Europa: i risultati dei test Pisa
Secondo l’ultimo rapporto dell’Ocse sui test Pisa (Program for International Student Assessment), l’Estonia è prima in Europa per rendimento scolastico: al vertice nelle materie scientifiche, nella matematica e perfino nel pensiero creativo. Ha superato la Finlandia, un tempo considerata modello assoluto di eccellenza scolastica.
Questi risultati non sono casuali, ma il frutto di una politica educativa coerente e lungimirante, fondata sull’innovazione tecnologica e sull’autonomia delle scuole. L’uso dell’intelligenza artificiale, spiegano gli esperti del Ministero, non mira a sostituire l’insegnante, ma a rafforzare l’interazione educativa: tutor virtuali per colmare lacune, strumenti di feedback personalizzati, moduli adattivi che seguono i ritmi dell’allievo.
Non solo tecnica: la sfida del pensiero critico
Ma la vera scommessa dell’Estonia non è tecnica. Come ha dichiarato la ministra Kallas: “O ci evolviamo verso un pensiero più veloce e profondo, oppure la tecnologia prenderà il sopravvento sulla nostra coscienza”. In altre parole, non si tratta solo di “usare” l’Ai, ma di allenare le menti a dialogare con essa, evitando sia il rifiuto cieco che l’accettazione passiva.
Il nuovo modello scolastico prevede, infatti, la graduale scomparsa dei compiti scritti, sostituiti da esami orali, progetti interdisciplinari, valutazioni dinamiche. Una didattica incentrata sulle domande, più che sulle risposte. Sullo sviluppo della capacità di argomentare, spiegare, risolvere problemi in contesti nuovi. In tutto questo, la tecnologia è uno specchio, non un pilota.
Una rivoluzione davvero per tutti?
Certo, non mancano le perplessità. I sindacati degli insegnanti chiedono più formazione. Alcuni psicologi dell’età evolutiva avvertono che non si può ignorare del tutto il rischio di overload digitale, soprattutto negli adolescenti. E restano dubbi sull’equità del sistema: l’Ai personalizza, ma può anche amplificare disuguaglianze se il contesto familiare non è adeguatamente supportato.
Ma in Estonia il dibattito non si traduce in panico. Anzi. Si parla apertamente di rischi, si cerca di gestirli. L’adozione dell’intelligenza artificiale non è lasciata al mercato o al caso, ma programmata e monitorata dal Ministero, con rigidi standard di privacy e trasparenza.
Italia: tra divieti e prudenza digitale
Mentre l’Estonia punta tutto sull’integrazione dell’intelligenza artificiale in classe, l’Italia percorre una strada opposta. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha recentemente proposto in sede europea un divieto generalizzato dell’uso degli smartphone sotto i 14 anni, chiedendo agli Stati membri dell’Ue di intervenire per tutelare la salute mentale e la capacità di concentrazione degli studenti. Una linea rigorosa, che riflette l’approccio italiano improntato alla diffidenza verso il digitale in aula, in netto contrasto con quello estone.
Il modello estone: un laboratorio per l’Europa
C’è chi parla già di modello estone, come nel passato si parlava del modello finlandese. Ma più che un modello da copiare, quello baltico appare come un laboratorio da osservare attentamente. In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale entra con forza nella vita quotidiana, e la scuola rischia di restare indietro, l’Estonia ha deciso di affrontare la sfida a viso aperto.
Non con l’entusiasmo ingenuo del techno-ottimismo, ma con pragmatismo: una piccola nazione, sì, ma che oggi detta la linea in una delle sfide più grandi del nostro tempo: formare esseri umani capaci di pensare, nonostante – e grazie a – le macchine.