Il profilo del genitore medio alla guida: in ritardo, pericoloso, nervoso
- 22/04/2025
- Famiglia
Ore 8: il momento in cui, nei pressi delle scuole elementari, il traffico cittadino si trasforma in un puzzle complicato fatto di auto ferme in doppia fila, portiere che si aprono all’improvviso e bambini che attraversano da soli in punti non segnalati. È un fenomeno ben noto a chi accompagna i figli a scuola, ma che finora era stato raramente misurato in modo sistematico. A farlo è stato il team di ricerca del progetto canadese “Child Active Transportation Safety and the Environment (CHASE)”, che ha analizzato il comportamento dei genitori durante l’orario di ingresso scolastico in 552 scuole elementari, distribuite in sette città del Canada.
Il quadro emerso è inequivocabile: quasi la totalità delle scuole (98%) è stata teatro di almeno una forma di guida pericolosa da parte dei genitori durante la fascia oraria di ingresso. Le abitudini di guida osservate non sono semplici infrazioni formali, ma comportamenti potenzialmente rischiosi, soprattutto per i bambini. A colpire maggiormente è la frequenza con cui i genitori scaricano i figli sul lato opposto della carreggiata, costringendoli ad attraversare la strada senza passaggi pedonali o semafori. Questo avviene nell’80% delle scuole monitorate.
Lo studio ha inoltre rilevato un progressivo declino delle modalità attive di accompagnamento – come l’andare a piedi o in bicicletta – a favore dell’uso dell’auto privata. Secondo i ricercatori, questa tendenza non solo aumenta la congestione stradale attorno agli istituti, ma crea anche un ambiente urbano percepito come insicuro, dissuadendo ulteriormente l’utilizzo di alternative più sostenibili.
Tutte le forme di guida pericolosa (e quanto sono diffuse)
Lo studio canadese ha identificato nove tipi principali di comportamenti rischiosi messi in atto dai genitori durante il cosiddetto ‘school drop-off’:
- lasciare il bambino sul lato opposto;
- ostruire la visuale;
- inversione a U;
- parcheggio in doppia fila;
- retromarcia non sicura;
- non seguire i comandi;
- bloccare i comandi;
- usare il telefono;
- inviare messaggi.
Tutti questi comportamenti non solo violano le regole del codice della strada, ma aumentano il rischio di incidenti, soprattutto per i pedoni più vulnerabili, cioè i bambini. A rendere ancora più critico il quadro è l’ambiente in cui questi comportamenti avvengono: strade spesso strette, con scarsa visibilità, pochi attraversamenti pedonali segnalati, e un’alta densità di veicoli in movimento. In queste condizioni, un singolo comportamento scorretto può generare reazioni a catena pericolose.
Uno degli aspetti più preoccupanti emersi dallo studio è il fatto che molti genitori sembrano sottovalutare il rischio implicito di queste azioni, considerandole semplici scorciatoie per “fare prima” o “evitare il traffico”. Ma la somma di queste scorciatoie quotidiane, replicate centinaia di volte ogni mattina, crea un sistema che rende meno sicuri non solo i bambini accompagnati in auto, ma anche quelli che scelgono forme autonome di spostamento.
Il contesto urbano fa la differenza
Un dato particolarmente interessante del progetto CHASE riguarda il confronto tra le scuole con il maggior numero di comportamenti pericolosi osservati e quelle con il numero minore. In quest’ultimo gruppo, è emersa una correlazione significativa con alcune caratteristiche del contesto urbano: marciapiedi più ampi, segnaletica chiara, aree di sosta temporanea ben organizzate (kiss and ride), e una maggiore accessibilità degli ingressi scolastici.
Sorprendentemente, la presenza di guardie scolastiche per l’attraversamento non è risultata tra i fattori più determinanti nella riduzione dei comportamenti rischiosi. Al contrario, sembrano più efficaci interventi strutturali come le estensioni del marciapiede, le corsie più strette (che inducono automaticamente a rallentare), e la presenza di barriere fisiche che impediscano il parcheggio in zone pericolose.
I ricercatori sottolineano che l’ambiente costruito ha un’influenza diretta sul comportamento umano. In altre parole, non basta sensibilizzare i genitori: occorre agire sulle infrastrutture. Se il contesto urbano incoraggia un certo tipo di comportamento – per esempio, perché non ci sono alternative sicure per la discesa dei bambini – è più probabile che le persone si adattino, anche inconsapevolmente, a pratiche poco sicure.
Perché i genitori scelgono l’auto (anche quando non serve)
Accanto ai dati oggettivi raccolti nei pressi delle scuole, lo studio canadese ha dato spazio anche alla voce dei residenti e dei genitori, i quali hanno descritto l’orario di ingresso scolastico come un momento particolarmente caotico, spesso vissuto con stress. Molti dichiarano di scegliere l’auto per comodità o per risparmiare tempo, ma anche per timore legato alla sicurezza dei figli nel percorrere a piedi strade trafficate o poco illuminate.
Emergono così due fattori che si rafforzano a vicenda: da un lato, la crescente percezione dell’ambiente urbano come insicuro, dall’altro, un comportamento collettivo che alimenta quella stessa insicurezza. È un circolo vizioso: più genitori usano l’auto, più il traffico aumenta e rende pericolose le aree scolastiche, scoraggiando ulteriormente la mobilità attiva.
Ciò che appare evidente è che le scelte dei genitori non sono sempre basate sulla distanza effettiva tra casa e scuola. In molte delle scuole osservate, i bambini avrebbero potuto raggiungere l’edificio a piedi in meno di 15 minuti. Eppure, l’uso dell’auto resta prevalente. Intervenire su questo fronte richiede non solo soluzioni urbanistiche, ma anche un cambiamento culturale: una rinnovata fiducia nella mobilità pedonale e nell’autonomia dei bambini, supportata da infrastrutture sicure e ben progettate.